Il contributo ha ad oggetto la compatibilità con il diritto UE dell’attuazione nell’ordinamento italiano della direttiva 2014/24/UE, con specifico riferimento all’istituto del ravvedimento operoso o self-cleaning. Tale istituto, com’è noto, è stato introdotto nella disciplina UE in materia di appalti e concessioni dalla novella del 2014 ed è stato recentemente oggetto di alcune importanti pronunce della Corte di Giustizia UE che ne hanno chiarito il valore prescrittivo e l’efficacia interna. Più in particolare, l’indagine verte sul disposto dell’art. 80 del codice dei contratti pubblici – e segnatamente sul motivo di esclusione facoltativo consistente nell’iscrizione nel casellario informatico ANAC – e sulla consolidata prassi regolatoria e giurisprudenziale sviluppatasi a tale riguardo. Quanto precede viene messo a raffronto con la normativa UE rilevante nel settore degli appalti e delle concessioni, per come interpretata dalla Corte di Giustizia. Vengono in rilievo, più nel dettaglio: il principio di tassatività dei motivi di esclusione; il divieto di sovra-regolamentazione (o gold plating); il diritto all’obbligo di self-cleaning; le norme sul diritto di stabilimento, sulla libera prestazione dei servizi, sulla libera concorrenza; i diritti fondamentali; i principi generali del diritto UE. Particolare attenzione è dedicata ai rimedi esperibili per ricomporre l’antinomia tra ordinamento UE e ordinamento italiano. Viene sostenuto, infatti, che l’attuazione dell’art. 57 della direttiva 2014/24/UE in Italia, per come si declina nel codice dei contratti pubblici, solleva molteplici criticità, dal punto di vista della sua legittimità “comunitaria”, esacerbate dalla già menzionata prassi regolatoria e giurisprudenziale. A quest’ultimo riguardo, sviluppi degni di nota sembrano delinearsi in alcune recentissime pronunce del Consiglio di Stato e del TAR Bologna.
La prassi regolatoria e giurisprudenziale italiana in materia di self-cleaning è compatibile con il diritto dell’Unione Europea? / Gallo, Daniele; Cecchetti, Lorenzo. - In: RIVISTA DELLA REGOLAZIONE DEI MERCATI. - ISSN 2284-2934. - 2(2021), pp. 244-292.
La prassi regolatoria e giurisprudenziale italiana in materia di self-cleaning è compatibile con il diritto dell’Unione Europea?
Daniele Gallo;Lorenzo Cecchetti
2021
Abstract
Il contributo ha ad oggetto la compatibilità con il diritto UE dell’attuazione nell’ordinamento italiano della direttiva 2014/24/UE, con specifico riferimento all’istituto del ravvedimento operoso o self-cleaning. Tale istituto, com’è noto, è stato introdotto nella disciplina UE in materia di appalti e concessioni dalla novella del 2014 ed è stato recentemente oggetto di alcune importanti pronunce della Corte di Giustizia UE che ne hanno chiarito il valore prescrittivo e l’efficacia interna. Più in particolare, l’indagine verte sul disposto dell’art. 80 del codice dei contratti pubblici – e segnatamente sul motivo di esclusione facoltativo consistente nell’iscrizione nel casellario informatico ANAC – e sulla consolidata prassi regolatoria e giurisprudenziale sviluppatasi a tale riguardo. Quanto precede viene messo a raffronto con la normativa UE rilevante nel settore degli appalti e delle concessioni, per come interpretata dalla Corte di Giustizia. Vengono in rilievo, più nel dettaglio: il principio di tassatività dei motivi di esclusione; il divieto di sovra-regolamentazione (o gold plating); il diritto all’obbligo di self-cleaning; le norme sul diritto di stabilimento, sulla libera prestazione dei servizi, sulla libera concorrenza; i diritti fondamentali; i principi generali del diritto UE. Particolare attenzione è dedicata ai rimedi esperibili per ricomporre l’antinomia tra ordinamento UE e ordinamento italiano. Viene sostenuto, infatti, che l’attuazione dell’art. 57 della direttiva 2014/24/UE in Italia, per come si declina nel codice dei contratti pubblici, solleva molteplici criticità, dal punto di vista della sua legittimità “comunitaria”, esacerbate dalla già menzionata prassi regolatoria e giurisprudenziale. A quest’ultimo riguardo, sviluppi degni di nota sembrano delinearsi in alcune recentissime pronunce del Consiglio di Stato e del TAR Bologna.File | Dimensione | Formato | |
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