Quella che avrebbe dovuto campeggiare come coesione nomofilattica (ancorché dal basso) mostra smagliature evidenti. L’annoso problema della quantificazione di un pregiudizio, quello morale, che per definizione sfugge a quantificazioni oggettive (ma postula, in ogni caso, compostezza definitoria), continua a rimanere irrisolto, dopo che il legislatore ha provveduto a squadernare il quadro previgente senza però curarsi di ricomporne il dettaglio. Per meglio dire, la sua definizione viene lasciata a un percorso che si snoda fra cineserie giudiziali, tabelle variamente ispirate e disorientamento della classe forense: quanto dire, la traiettoria più impervia e scopertamente inefficiente per approdare a un risultato utile, non foss’altro perché rimessa al confronto estenuato tra fattori che, in mancanza di protocolli omogenei di interazione, risultano irriducibili a una cornice omogenea, secondo gli stilemi di un’autentica incomunicabilità babelica. Ciò che, trasformando il problema in piaga, induce a denunciare la latitanza del regolatore, che con un colpo di bacchetta magica avrebbe potuto placare la tempesta, lasciando il solo margine per valutare la sostenibilità (o, in alternativa, l’aridità compensatoria) del sistema.
Il danno morale e la torre di Babele / Pardolesi, Roberto; Simone, R.. - In: IL FORO ITALIANO. - ISSN 0015-783X. - 146:2(2021), pp. 533-542.
Il danno morale e la torre di Babele
R. Pardolesi;
2021
Abstract
Quella che avrebbe dovuto campeggiare come coesione nomofilattica (ancorché dal basso) mostra smagliature evidenti. L’annoso problema della quantificazione di un pregiudizio, quello morale, che per definizione sfugge a quantificazioni oggettive (ma postula, in ogni caso, compostezza definitoria), continua a rimanere irrisolto, dopo che il legislatore ha provveduto a squadernare il quadro previgente senza però curarsi di ricomporne il dettaglio. Per meglio dire, la sua definizione viene lasciata a un percorso che si snoda fra cineserie giudiziali, tabelle variamente ispirate e disorientamento della classe forense: quanto dire, la traiettoria più impervia e scopertamente inefficiente per approdare a un risultato utile, non foss’altro perché rimessa al confronto estenuato tra fattori che, in mancanza di protocolli omogenei di interazione, risultano irriducibili a una cornice omogenea, secondo gli stilemi di un’autentica incomunicabilità babelica. Ciò che, trasformando il problema in piaga, induce a denunciare la latitanza del regolatore, che con un colpo di bacchetta magica avrebbe potuto placare la tempesta, lasciando il solo margine per valutare la sostenibilità (o, in alternativa, l’aridità compensatoria) del sistema.File | Dimensione | Formato | |
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