Il presente elaborato dottorale mira principalmente a fornire una ricognizione dettagliata eed esaustiva della l’interpretazione del principio di preclusione espresso dal ne bis in idem, in particolare, all’interno del sistema puntivo-sanzionatorio degli abusi di mercato. Invero, si assiste alla trasformazione sempre più spinta delle garanzie penali sottese alla “materia penale”, nozione oggetto delle forme più sofisticate di interrelazione tra i vari ordinamenti a livello verticale e tendente a conquistare sempre più ambiti materiali, sul piano orizzontale le connessioni tra rami diversi dell’ordinamento diventano sempre più fluide e caotiche. Cosicché, il principiodivieto di bis in idem ha iniziato ad assumere una veste diversa dal passato, legata al profilo delle garanzie sostanziali e dei diritti dell’uomo, soprattutto in ambito penale, rappresentandone l’ultima frontiera. Invero, la cifra saliente del sistema di tutela dei mercati finanziari è rappresentata, ancora ad oggi, dalla coesistenza complessa di un binario sanzionatorio di matrice amministrativa presidiato dalla Consob accanto ad un altro sostanzialmente penale ed incentrato sulla configurazione dei reati di cui agli artt. 184 e 185 del D. Lgs. 58 del 1998 (“TUF”). Cosicchè partendo dall’esame delle posizioni teoriche assunte in materia di ne bis in idem da parte della dottrina, che attraverso la sua elaborazione ha prodotto una “frantumazione” del principio, individuandone ratio e perimetri operativi differenziati a seconda che si fosse trattato di ne bis in idem processuale ovvero sostanziale si è affrontato nel dettaglio il “crono-programma” degli eventi giuridico-politici che ne hanno ulteriormente affinato i tratti precipui a partire dal 4 marzo 2014, data in cui Corte EDU nella causa Grande Stevens e altri contro Italia ha condannato quest’ultima imponendo un ripensamento del sistema sanzionatorio “ipermuscolare” ed “efficientista” varato con la Legge 18 aprile 2005, n. 62, con conseguenze significative anche rispetto all’intero sistema penale. Si è poi perseguito nella ricostruzione del dibattito giurisprudenziale successivo passando per i revirement operati dalla stessa Corte EDU (A. e B. c. Norvegia) e le posizioni fondate sulla proporzionalità della Corte di Giustizia UE fino alla risposta dell’ordinamento italiano, dapprima analizzato ancora attraverso le posizioni della giurisprudenza di merito e di legittimità – entrambe impegnate a dialogare con le Corti europee – e poi del Legislatore, protagonista del processo di recepimento e adeguamento della disciplina italiana ai nuovi strumenti europei (il Regolamento UE n. 596/2014 alla Direttiva 2014/57/UE sulle sanzioni penali).
Abusi di mercato e ne bis in idem: dalla sentenza della Corte EDU del 5 marzo 2014 all’adeguamento dell’ordinamento italiano alla nuova Direttiva c.d. MAD 2 / Paludi, Alessia. - (2019 Jun 27).
Abusi di mercato e ne bis in idem: dalla sentenza della Corte EDU del 5 marzo 2014 all’adeguamento dell’ordinamento italiano alla nuova Direttiva c.d. MAD 2
PALUDI, ALESSIA
2019
Abstract
Il presente elaborato dottorale mira principalmente a fornire una ricognizione dettagliata eed esaustiva della l’interpretazione del principio di preclusione espresso dal ne bis in idem, in particolare, all’interno del sistema puntivo-sanzionatorio degli abusi di mercato. Invero, si assiste alla trasformazione sempre più spinta delle garanzie penali sottese alla “materia penale”, nozione oggetto delle forme più sofisticate di interrelazione tra i vari ordinamenti a livello verticale e tendente a conquistare sempre più ambiti materiali, sul piano orizzontale le connessioni tra rami diversi dell’ordinamento diventano sempre più fluide e caotiche. Cosicché, il principiodivieto di bis in idem ha iniziato ad assumere una veste diversa dal passato, legata al profilo delle garanzie sostanziali e dei diritti dell’uomo, soprattutto in ambito penale, rappresentandone l’ultima frontiera. Invero, la cifra saliente del sistema di tutela dei mercati finanziari è rappresentata, ancora ad oggi, dalla coesistenza complessa di un binario sanzionatorio di matrice amministrativa presidiato dalla Consob accanto ad un altro sostanzialmente penale ed incentrato sulla configurazione dei reati di cui agli artt. 184 e 185 del D. Lgs. 58 del 1998 (“TUF”). Cosicchè partendo dall’esame delle posizioni teoriche assunte in materia di ne bis in idem da parte della dottrina, che attraverso la sua elaborazione ha prodotto una “frantumazione” del principio, individuandone ratio e perimetri operativi differenziati a seconda che si fosse trattato di ne bis in idem processuale ovvero sostanziale si è affrontato nel dettaglio il “crono-programma” degli eventi giuridico-politici che ne hanno ulteriormente affinato i tratti precipui a partire dal 4 marzo 2014, data in cui Corte EDU nella causa Grande Stevens e altri contro Italia ha condannato quest’ultima imponendo un ripensamento del sistema sanzionatorio “ipermuscolare” ed “efficientista” varato con la Legge 18 aprile 2005, n. 62, con conseguenze significative anche rispetto all’intero sistema penale. Si è poi perseguito nella ricostruzione del dibattito giurisprudenziale successivo passando per i revirement operati dalla stessa Corte EDU (A. e B. c. Norvegia) e le posizioni fondate sulla proporzionalità della Corte di Giustizia UE fino alla risposta dell’ordinamento italiano, dapprima analizzato ancora attraverso le posizioni della giurisprudenza di merito e di legittimità – entrambe impegnate a dialogare con le Corti europee – e poi del Legislatore, protagonista del processo di recepimento e adeguamento della disciplina italiana ai nuovi strumenti europei (il Regolamento UE n. 596/2014 alla Direttiva 2014/57/UE sulle sanzioni penali).File | Dimensione | Formato | |
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