Le istituzioni dell’Unione europea, nel cogliere e nell’inquadrare giuridicamente le trasformazioni socio-economiche prodotte, negli Stati membri, dai fenomeni di privatizzazione e liberalizzazione degli anni ottanta, hanno inciso e incidono tuttora sui fondamenti teorici della costituzione economica e sociale europea. Così facendo, in particolare Commissione e Corte di giustizia mettono le basi per l’affermazione di una “nuova” costituzione economica che sia capace di rispondere ad evoluzioni economiche e sociali non più inquadrabili in una idealtipica dicotomia pubblico/privato. Al centro di questa rimodulazione dei rapporti tra Stato e Mercato si pone l’abbandono del criterio istituzionale, oramai inadeguato ad interpretare correttamente tali evoluzioni e a fornire risposte giuridiche soddisfacenti. Le istituzioni UE hanno, infatti, elaborato un criterio alternativo, di tipo funzionale, in base al quale l’ambito di intervento del diritto dell’Unione può estendersi – perlomeno in principio – sempre e solo a condizione che l’attività prestata dal soggetto, poco importa se pubblico o privato, venga qualificata come economica ai sensi del diritto europeo. Il risultato è consistito nell’ampliamento significativo dello scopo dei trattati, come si evince dalla circostanza che, attualmente, sono molto rari i settori dell’economia ritenuti ab origine immuni all’applicazione del diritto UE. Il saggio mira a studiare gli effetti di un tale approccio sulla qualificazione di un'attività come economica e, quindi, sullo scope delle norme UE. Nel farlo, esso individua l'esistenza di affinità e asimmetrie tra i due pilastri della costituzione economica e sociale europea: diritto antitrust e libertà di circolazione.
Riflessioni sulla nozione di attività economica nella giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, tra diritto antitrust e libertà di circolazione / Gallo, Daniele. - (2014), pp. 1807-1835.
Riflessioni sulla nozione di attività economica nella giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, tra diritto antitrust e libertà di circolazione
GALLO, DANIELE
2014
Abstract
Le istituzioni dell’Unione europea, nel cogliere e nell’inquadrare giuridicamente le trasformazioni socio-economiche prodotte, negli Stati membri, dai fenomeni di privatizzazione e liberalizzazione degli anni ottanta, hanno inciso e incidono tuttora sui fondamenti teorici della costituzione economica e sociale europea. Così facendo, in particolare Commissione e Corte di giustizia mettono le basi per l’affermazione di una “nuova” costituzione economica che sia capace di rispondere ad evoluzioni economiche e sociali non più inquadrabili in una idealtipica dicotomia pubblico/privato. Al centro di questa rimodulazione dei rapporti tra Stato e Mercato si pone l’abbandono del criterio istituzionale, oramai inadeguato ad interpretare correttamente tali evoluzioni e a fornire risposte giuridiche soddisfacenti. Le istituzioni UE hanno, infatti, elaborato un criterio alternativo, di tipo funzionale, in base al quale l’ambito di intervento del diritto dell’Unione può estendersi – perlomeno in principio – sempre e solo a condizione che l’attività prestata dal soggetto, poco importa se pubblico o privato, venga qualificata come economica ai sensi del diritto europeo. Il risultato è consistito nell’ampliamento significativo dello scopo dei trattati, come si evince dalla circostanza che, attualmente, sono molto rari i settori dell’economia ritenuti ab origine immuni all’applicazione del diritto UE. Il saggio mira a studiare gli effetti di un tale approccio sulla qualificazione di un'attività come economica e, quindi, sullo scope delle norme UE. Nel farlo, esso individua l'esistenza di affinità e asimmetrie tra i due pilastri della costituzione economica e sociale europea: diritto antitrust e libertà di circolazione.File | Dimensione | Formato | |
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