Con la riforma delle società di capitali operata dal d. lgs. n. 6/2003, per le s.p.a. è stato introdotto un terzo “scalino” di disciplina, che si colloca in posizione intermedia tra quelli occupati dalle società quotate e da quelle non quotate ed è riservato alle s.p.a. emittenti azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante. Nell’intenzione del legislatore lo scalino, caratterizzato da una disciplina con un maggior grado di imperatività rispetto a quello presente nella disciplina delle s.p.a. chiuse (o “di base”), avrebbe dovuto ridurre il “salto” tra quest’ultima e le regole, fortemente imperative, delle società quotate. La conseguenza avrebbe dovuto essere una maggiore facilità a quotarsi da parte di s.p.a. già soggette a una disciplina normativa più rigorosa e non troppo lontana da quella di approdo. Lo studio, dopo aver ricostruito la ratio e le origini degli scalini normativi, si concentra su quello intermedio per verificarne l’effettività sotto un duplice profilo: anzi tutto quello della quantità e dei contenuti delle regole imperative che caratterizzano lo scalino; in secondo luogo, e soprattutto, sotto il profilo della sua effettiva idoneità, alla luce della delibera Consob n. 14372/2003 contenente i criteri di individuazione della categoria delle s.p.a. emittenti azioni diffuse, a ricomprendere un numero adeguato di società “aperte”, per le quali la quotazione sia possibile e auspicabile. La conclusione, sotto quest’ultimo riguardo, non solo è negativa, ma indica, per l’esiguità delle s.p.a. ricomprese nello scalino, che la categoria è nella realtà meramente “virtuale” e lo scalino, dunque, nella sostanza vuoto.
LE SOCIETÀ CON AZIONI DIFFUSE TRA IL PUBBLICO IN MISURA RILEVANTE FRA DEFINIZIONE, NORME IMPERATIVE E AUTONOMIA PRIVATA. UNO SCALINO SBECCATO, DA RIPARARE IN FRETTA / Mosco, Gian Domenico. - In: RIVISTA DELLE SOCIETÀ. - ISSN 0035-6018. - 4:19(2004), pp. 863-880.
LE SOCIETÀ CON AZIONI DIFFUSE TRA IL PUBBLICO IN MISURA RILEVANTE FRA DEFINIZIONE, NORME IMPERATIVE E AUTONOMIA PRIVATA. UNO SCALINO SBECCATO, DA RIPARARE IN FRETTA
MOSCO, GIAN DOMENICO
2004
Abstract
Con la riforma delle società di capitali operata dal d. lgs. n. 6/2003, per le s.p.a. è stato introdotto un terzo “scalino” di disciplina, che si colloca in posizione intermedia tra quelli occupati dalle società quotate e da quelle non quotate ed è riservato alle s.p.a. emittenti azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante. Nell’intenzione del legislatore lo scalino, caratterizzato da una disciplina con un maggior grado di imperatività rispetto a quello presente nella disciplina delle s.p.a. chiuse (o “di base”), avrebbe dovuto ridurre il “salto” tra quest’ultima e le regole, fortemente imperative, delle società quotate. La conseguenza avrebbe dovuto essere una maggiore facilità a quotarsi da parte di s.p.a. già soggette a una disciplina normativa più rigorosa e non troppo lontana da quella di approdo. Lo studio, dopo aver ricostruito la ratio e le origini degli scalini normativi, si concentra su quello intermedio per verificarne l’effettività sotto un duplice profilo: anzi tutto quello della quantità e dei contenuti delle regole imperative che caratterizzano lo scalino; in secondo luogo, e soprattutto, sotto il profilo della sua effettiva idoneità, alla luce della delibera Consob n. 14372/2003 contenente i criteri di individuazione della categoria delle s.p.a. emittenti azioni diffuse, a ricomprendere un numero adeguato di società “aperte”, per le quali la quotazione sia possibile e auspicabile. La conclusione, sotto quest’ultimo riguardo, non solo è negativa, ma indica, per l’esiguità delle s.p.a. ricomprese nello scalino, che la categoria è nella realtà meramente “virtuale” e lo scalino, dunque, nella sostanza vuoto.Pubblicazioni consigliate
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