L’utilizzo della scienza per la definizione, l’accertamento o la ricostruzione dei fatti di causa appare oggi sempre più determinante, tanto da far parlare molti della prova scientifica come di nuova “prova regina”. Il contenzioso climatico – in cui la determinazione scientifica dell’apporto causale umano, anche omissivo, al cambiamento climatico riveste un ruolo centrale per l’individuazione delle responsabilità dei soggetti coinvolti – è solo la pagina più recente di una storia che ha radici assai lontane, una storia in cui gli esperti si sono progressivamente ritagliati una posizione privilegiata al¬l’interno del giudizio. Questo lavoro nasce con l’intento di ricostruire le ragioni di tale successo, che una prima lettura vuole determinato dall’affermarsi della funzione “aletica” del giudizio. Se il processo ha come obiettivo il raggiungimento della verità, gli esperti forniranno al giudice gli strumenti epistemici per accertare i fatti di causa, ottenendone una descrizione veritiera. Si comprende così l’enfasi che la giurisprudenza transnazionale – ci troviamo, infatti, di fronte a una inedita circolazione di canoni di giudizio – ha posto sul vaglio di affidabilità scientifica di una teoria. La “buona scienza” è la scienza che il giudice, esercitando una valutazione sulla correttezza metodologica di tale teoria, utilizzerebbe per accertare i fatti in giudizio. Presupposto teoretico di tale posizione è la progressiva assimilazione della razionalità giuridica a quella scientifica.
Il giudice e la buona scienza : l’istituzione del fatto scientifico in giudizio / Farano, Alessia. - (2024), pp. 1-162.
Il giudice e la buona scienza : l’istituzione del fatto scientifico in giudizio
A. Farano
2024
Abstract
L’utilizzo della scienza per la definizione, l’accertamento o la ricostruzione dei fatti di causa appare oggi sempre più determinante, tanto da far parlare molti della prova scientifica come di nuova “prova regina”. Il contenzioso climatico – in cui la determinazione scientifica dell’apporto causale umano, anche omissivo, al cambiamento climatico riveste un ruolo centrale per l’individuazione delle responsabilità dei soggetti coinvolti – è solo la pagina più recente di una storia che ha radici assai lontane, una storia in cui gli esperti si sono progressivamente ritagliati una posizione privilegiata al¬l’interno del giudizio. Questo lavoro nasce con l’intento di ricostruire le ragioni di tale successo, che una prima lettura vuole determinato dall’affermarsi della funzione “aletica” del giudizio. Se il processo ha come obiettivo il raggiungimento della verità, gli esperti forniranno al giudice gli strumenti epistemici per accertare i fatti di causa, ottenendone una descrizione veritiera. Si comprende così l’enfasi che la giurisprudenza transnazionale – ci troviamo, infatti, di fronte a una inedita circolazione di canoni di giudizio – ha posto sul vaglio di affidabilità scientifica di una teoria. La “buona scienza” è la scienza che il giudice, esercitando una valutazione sulla correttezza metodologica di tale teoria, utilizzerebbe per accertare i fatti in giudizio. Presupposto teoretico di tale posizione è la progressiva assimilazione della razionalità giuridica a quella scientifica.File | Dimensione | Formato | |
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