La novità forse più significativa dell’ultima edizione del Codice di autodisciplina italiano, approvata nel 2020 dal Comitato per la Corporate Governance, è il riferimento al “successo sostenibile” formula, non piana, con la quale il Codice è intervenuto sia sul rapporto tra attività d’impresa e interessi degli stakeholders, sia sull’orizzonte temporale della società e dei suoi amministratori, temi che hanno recentemente fatto ingresso nell’agenda di molti policy-makers, inclusi quelli europei. Cosa si debba intendere per “successo sostenibile” – e, in particolare, cosa comporti il “dovere di tenere conto” degli interessi degli stakeholders rilevanti per la società – non è però chiaro e vi è il rischio che la formula sia vista come vuota o al più di stile. Il che vorrebbe dire perdere un’occasione importante per lo sviluppo del nostro diritto societario e, più ancora, della nostra economia, nell’auspicata e ormai ineludibile transizione verso una green economy. Il lavoro si interroga, pertanto, su portata e significato della formula, soffermandosi, anche alla luce dell’esperienza comparata e delle recenti iniziative europee, sui suoi riflessi applicativi, con particolare attenzione alle sue ricadute sui doveri degli amministratori. Non si tratta di un’analisi di portata solo teorica o concettuale, se è vero che, seppur per ora confinato alla sola autodisciplina, il “successo sostenibile” già contribuisce a individuare i doveri degli amministratori, che, secondo la giurisprudenza, devono essere letti e interpretati alla luce dei princìpi elaborati anche dai codici di autodisciplina.
Successo sostenibile e doveri degli amministratori / Felicetti, Raffaele. - (2023), pp. 1-230.
Successo sostenibile e doveri degli amministratori
Raffaele Felicetti
2023
Abstract
La novità forse più significativa dell’ultima edizione del Codice di autodisciplina italiano, approvata nel 2020 dal Comitato per la Corporate Governance, è il riferimento al “successo sostenibile” formula, non piana, con la quale il Codice è intervenuto sia sul rapporto tra attività d’impresa e interessi degli stakeholders, sia sull’orizzonte temporale della società e dei suoi amministratori, temi che hanno recentemente fatto ingresso nell’agenda di molti policy-makers, inclusi quelli europei. Cosa si debba intendere per “successo sostenibile” – e, in particolare, cosa comporti il “dovere di tenere conto” degli interessi degli stakeholders rilevanti per la società – non è però chiaro e vi è il rischio che la formula sia vista come vuota o al più di stile. Il che vorrebbe dire perdere un’occasione importante per lo sviluppo del nostro diritto societario e, più ancora, della nostra economia, nell’auspicata e ormai ineludibile transizione verso una green economy. Il lavoro si interroga, pertanto, su portata e significato della formula, soffermandosi, anche alla luce dell’esperienza comparata e delle recenti iniziative europee, sui suoi riflessi applicativi, con particolare attenzione alle sue ricadute sui doveri degli amministratori. Non si tratta di un’analisi di portata solo teorica o concettuale, se è vero che, seppur per ora confinato alla sola autodisciplina, il “successo sostenibile” già contribuisce a individuare i doveri degli amministratori, che, secondo la giurisprudenza, devono essere letti e interpretati alla luce dei princìpi elaborati anche dai codici di autodisciplina.File | Dimensione | Formato | |
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