The EU legal framework identifies crime prevention and repression as one of its objectives in particular with respect to the fight against crimes affecting the EU’s financial interests (Artt. 83-86, 325 TFEU). These goals, however, should be pursued safeguarding fundamental rights, also when economic activities are involved. This paper discusses whether and how the Italian anti-mafia legislation (Anti-mafia Code - AC) has struck a balance by strengthening certain special (non-criminal) enforcement instruments against corporations. Our contention is that there is a serious tension between many of these (non-criminal) measures issued against legal persons in the AC – with particular reference to preventive confiscation and anti-mafia interdiction – and some fundamental rights established by the European Convention on Human Rights and the Charter of Fundamental Rights of the European Union. Therefore, we argue that the Italian legislator made the right choice to narrow the scope of application of these controversial measures by betting rather on the implementation of the AC cooperative compliance tools to combat organised crime, including the judicial control of companies and the new measure of collaborative prevention, introduced in 2021 – together with the provision of the ‘right to be heard’ in the procedure for the adoption of anti-mafia interdictions – in the context of the National Recovery and Resilience Plan. With these cooperative compliance provisions, indeed, a company is not directly confiscated or excluded from the public sphere with an interdiction, but simply subject to forms of public monitoring and called upon to introduce organisational measures to combat criminal infiltrations in place and prevent new ones. In presenting to a wider audience these new Italian measures, the paper aims at offering an interesting benchmark also for other Member States on how to ensure efficiency of public controls and an effective fight against crimes affecting also EU financial interests, while ensuring fair procedural safeguards to protect the fundamental rights of companies from a punitive/criminal law perspective.

La prevenzione e la repressione della criminalità sono obiettivi di centrale importanza per quanto riguarda l’ordinamento giuridico europeo, in particolare con riferimento alla lotta contro i crimini che ledono gli interessi finanziari dell’Unione (artt. 83-86, 325 TFUE). Questi obiettivi, tuttavia, devono essere perseguiti nel rispetto dei diritti fondamentali, anche quando vengono in gioco attività economiche. L’interrogativo attorno a cui ruota l’indagine è se la normativa antimafia italiana del Codice Antimafia abbia o meno raggiunto questo equilibrio rafforzando alcuni speciali strumenti non penali di enforcement nei confronti delle imprese. Il contributo, in particolare, evidenzia come vi sia una forte tensione tra molti degli istituti del Codice Antimafia che possono finire per intercettare le corporation – con particolare riferimento alla confisca di prevenzione e all’interdittiva antimafia – e alcuni diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Pertanto, si pone in luce come il legislatore italiano abbia fatto una scelta condivisibile nel restringere l’ambito di applicazione delle controverse misure da ultimo menzionate, promuovendo piuttosto un maggiore ricorso agli strumenti ispirati al modello della cooperative compliance, tra cui il controllo giudiziario delle imprese e la più recente previsione della prevenzione collaborativa, introdotta nel 2021 – unitamente alle modifiche in punto di diritto al contradditorio nel procedimento per l’adozione dell’interdittiva antimafia – nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Con tali disposizioni ispirate ai meccanismi di compliance cooperativa, infatti, un’impresa non viene direttamente confiscata o esclusa dalla sfera pubblica con una interdittiva, ma semplicemente sottoposta a forme di vigilanza pubblica e chiamata ad introdurre misure organizzative per contrastare le infiltrazioni criminali in atto e prevenirne di nuove. Nel presentare a un pubblico più ampio queste nuove misure italiane, l’articolo mira ad offrire anche ad altri Stati membri europei alcuni spunti di riflessione in merito all’adozione di moderne strategie per garantire l’efficienza dei controlli pubblici e un’efficace lotta alle frodi e ai reati che ledono anche gli interessi finanziari dell’UE, senza però rinunciare al contempo alla protezione delle garanzie fondamentali delle imprese dal punto di vista del diritto punitivo.

Cooperative Compliance Measures to Prevent Organised Crime Infiltrations and the Protection of the EU's Financial Interests. A New Gold Standard in the Implementation of the Italian Recovery and Resilience Plan? / Birritteri, Emanuele; Tatì, Elisabetta. - In: DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO. - ISSN 2240-7618. - 3(2022), pp. 174-194.

Cooperative Compliance Measures to Prevent Organised Crime Infiltrations and the Protection of the EU's Financial Interests. A New Gold Standard in the Implementation of the Italian Recovery and Resilience Plan?

Emanuele Birritteri
;
Elisabetta Tatì
2022

Abstract

The EU legal framework identifies crime prevention and repression as one of its objectives in particular with respect to the fight against crimes affecting the EU’s financial interests (Artt. 83-86, 325 TFEU). These goals, however, should be pursued safeguarding fundamental rights, also when economic activities are involved. This paper discusses whether and how the Italian anti-mafia legislation (Anti-mafia Code - AC) has struck a balance by strengthening certain special (non-criminal) enforcement instruments against corporations. Our contention is that there is a serious tension between many of these (non-criminal) measures issued against legal persons in the AC – with particular reference to preventive confiscation and anti-mafia interdiction – and some fundamental rights established by the European Convention on Human Rights and the Charter of Fundamental Rights of the European Union. Therefore, we argue that the Italian legislator made the right choice to narrow the scope of application of these controversial measures by betting rather on the implementation of the AC cooperative compliance tools to combat organised crime, including the judicial control of companies and the new measure of collaborative prevention, introduced in 2021 – together with the provision of the ‘right to be heard’ in the procedure for the adoption of anti-mafia interdictions – in the context of the National Recovery and Resilience Plan. With these cooperative compliance provisions, indeed, a company is not directly confiscated or excluded from the public sphere with an interdiction, but simply subject to forms of public monitoring and called upon to introduce organisational measures to combat criminal infiltrations in place and prevent new ones. In presenting to a wider audience these new Italian measures, the paper aims at offering an interesting benchmark also for other Member States on how to ensure efficiency of public controls and an effective fight against crimes affecting also EU financial interests, while ensuring fair procedural safeguards to protect the fundamental rights of companies from a punitive/criminal law perspective.
2022
La prevenzione e la repressione della criminalità sono obiettivi di centrale importanza per quanto riguarda l’ordinamento giuridico europeo, in particolare con riferimento alla lotta contro i crimini che ledono gli interessi finanziari dell’Unione (artt. 83-86, 325 TFUE). Questi obiettivi, tuttavia, devono essere perseguiti nel rispetto dei diritti fondamentali, anche quando vengono in gioco attività economiche. L’interrogativo attorno a cui ruota l’indagine è se la normativa antimafia italiana del Codice Antimafia abbia o meno raggiunto questo equilibrio rafforzando alcuni speciali strumenti non penali di enforcement nei confronti delle imprese. Il contributo, in particolare, evidenzia come vi sia una forte tensione tra molti degli istituti del Codice Antimafia che possono finire per intercettare le corporation – con particolare riferimento alla confisca di prevenzione e all’interdittiva antimafia – e alcuni diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Pertanto, si pone in luce come il legislatore italiano abbia fatto una scelta condivisibile nel restringere l’ambito di applicazione delle controverse misure da ultimo menzionate, promuovendo piuttosto un maggiore ricorso agli strumenti ispirati al modello della cooperative compliance, tra cui il controllo giudiziario delle imprese e la più recente previsione della prevenzione collaborativa, introdotta nel 2021 – unitamente alle modifiche in punto di diritto al contradditorio nel procedimento per l’adozione dell’interdittiva antimafia – nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Con tali disposizioni ispirate ai meccanismi di compliance cooperativa, infatti, un’impresa non viene direttamente confiscata o esclusa dalla sfera pubblica con una interdittiva, ma semplicemente sottoposta a forme di vigilanza pubblica e chiamata ad introdurre misure organizzative per contrastare le infiltrazioni criminali in atto e prevenirne di nuove. Nel presentare a un pubblico più ampio queste nuove misure italiane, l’articolo mira ad offrire anche ad altri Stati membri europei alcuni spunti di riflessione in merito all’adozione di moderne strategie per garantire l’efficienza dei controlli pubblici e un’efficace lotta alle frodi e ai reati che ledono anche gli interessi finanziari dell’UE, senza però rinunciare al contempo alla protezione delle garanzie fondamentali delle imprese dal punto di vista del diritto punitivo.
Cooperative Compliance Measures to Prevent Organised Crime Infiltrations and the Protection of the EU's Financial Interests. A New Gold Standard in the Implementation of the Italian Recovery and Resilience Plan? / Birritteri, Emanuele; Tatì, Elisabetta. - In: DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO. - ISSN 2240-7618. - 3(2022), pp. 174-194.
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