Bisogna chiedersi se la fine della modernità, comportando anche la crisi del senso moderno del tempo, non ponga le premesse per un ripensamento della tradizionale irriducibilità tra legge e consuetudine. Le premonizioni di certa cultura ottocentesca circa l’impossibilità di governare il tempo grazie al potere anticipatore della conoscenza si sono rivelate profetiche. Il ‘Secolo breve’ da subito si annunciò come il secolo del tempo. Questa crisi del senso moderno del tempo, capace di penetrare nei laboratori delle scienze come nei santuari della fede, non poteva certo risparmiare la giurisprudenza. La presa d’atto della legge del tempo incrina la fiducia nella calcolabilità e induce l’uomo a individuare ciò che davvero ha valore. L’accelerazione del tempo e la complessità della struttura secondo cui si dispongono le azioni sociali usurano il modello di regolazione delle condotte basato sulla logica della fattispecie astratta e innestano il fatto nella vita di questa, mettendo in crisi la separazione il modello gerarchico fondato sulla separazione tra top/down e bottom/up. Di qui l’esigenza di nuovi approcci alla regolamentazione. È la legge stessa che nella società contemporanea sembra costretta ad aprirsi alle forme di regolazione extralegislativa, anzitutto alla consuetudine , intesa come pratica condivisa dagli operatori di uno specifico settore, da essi seguita spontaneamente e consolidatasi nel tempo. Siamo lontani da quel moderno legislatore che rivendicava per sé il monopolio della regolazione e disprezzava ogni regola proveniente da fonti indipendente dalla propria volontà, in specie quella di natura consuetudinaria, come inutile e pericolo retaggio di secoli bui. Se oggi vi è un inutile retaggio del passato, questo è proprio il mito che il vero diritto venga solo dalla legge.
I segni del tempo. Il ritorno della consuetudine nell’era della complessità / Punzi, Antonio. - 2:(In corso di stampa), pp. 1-17.
I segni del tempo. Il ritorno della consuetudine nell’era della complessità
Punzi
In corso di stampa
Abstract
Bisogna chiedersi se la fine della modernità, comportando anche la crisi del senso moderno del tempo, non ponga le premesse per un ripensamento della tradizionale irriducibilità tra legge e consuetudine. Le premonizioni di certa cultura ottocentesca circa l’impossibilità di governare il tempo grazie al potere anticipatore della conoscenza si sono rivelate profetiche. Il ‘Secolo breve’ da subito si annunciò come il secolo del tempo. Questa crisi del senso moderno del tempo, capace di penetrare nei laboratori delle scienze come nei santuari della fede, non poteva certo risparmiare la giurisprudenza. La presa d’atto della legge del tempo incrina la fiducia nella calcolabilità e induce l’uomo a individuare ciò che davvero ha valore. L’accelerazione del tempo e la complessità della struttura secondo cui si dispongono le azioni sociali usurano il modello di regolazione delle condotte basato sulla logica della fattispecie astratta e innestano il fatto nella vita di questa, mettendo in crisi la separazione il modello gerarchico fondato sulla separazione tra top/down e bottom/up. Di qui l’esigenza di nuovi approcci alla regolamentazione. È la legge stessa che nella società contemporanea sembra costretta ad aprirsi alle forme di regolazione extralegislativa, anzitutto alla consuetudine , intesa come pratica condivisa dagli operatori di uno specifico settore, da essi seguita spontaneamente e consolidatasi nel tempo. Siamo lontani da quel moderno legislatore che rivendicava per sé il monopolio della regolazione e disprezzava ogni regola proveniente da fonti indipendente dalla propria volontà, in specie quella di natura consuetudinaria, come inutile e pericolo retaggio di secoli bui. Se oggi vi è un inutile retaggio del passato, questo è proprio il mito che il vero diritto venga solo dalla legge.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
I segni dei tempi. Il ritorno della consuetudine.pdf
Solo gestori archivio
Tipologia:
Documento in Pre-print
Licenza:
Tutti i diritti riservati
Dimensione
302.87 kB
Formato
Adobe PDF
|
302.87 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.