La lezione ermeneutica della contemporaneità invita a porsi in ascolto del linguaggio e a comprendere quale sia la domanda cui il nostro tempo è chiamato a rispondere. Una domanda che ha proprio a che fare con il nostro rapporto con la tecnica: essa attraversa il XX secolo, diviene urgente con la rivoluzione digitale del nuovo millennio ma ancora oggi attende una risposta. La sfida cui il nostro tempo ci chiama non è a ripensare il rapporto tra la nostra natura e la tecnica, bensì a prendere sul serio la lezione di certa antropologia filosofica e riscoprire la nostra natura tecnica. Infatti non si può davvero parlare di dissoluzione del logos nell’odierno tecno-capitalismo. E ciò tanto più in considerazione del fatto che le recenti tecnologie dell’informazione e della comunicazione sembrano avere sempre più bisogno proprio della parola e della sua potenza creatrice. Lungi dal fare a meno dell’individuo, il tecnocapitalismo crea intelligenze artificiali che lo osservano, imparano a conoscerlo, gli si rivolgono in modo personalizzato. Un capitalismo che non segna l’eclissi dell’homo loquens, ed anzi dà (non solo vita ma) voce alle macchine, perché l’uomo possa udirla.
Scambi (digitali) senza accordo? Logos, tecnocapitalismo ed ermeneutica della contemporaneità / Punzi, Antonio. - In: PERSONA E MERCATO. - ISSN 2239-8570. - (In corso di stampa), pp. 1-14.
Scambi (digitali) senza accordo? Logos, tecnocapitalismo ed ermeneutica della contemporaneità
Punzi
In corso di stampa
Abstract
La lezione ermeneutica della contemporaneità invita a porsi in ascolto del linguaggio e a comprendere quale sia la domanda cui il nostro tempo è chiamato a rispondere. Una domanda che ha proprio a che fare con il nostro rapporto con la tecnica: essa attraversa il XX secolo, diviene urgente con la rivoluzione digitale del nuovo millennio ma ancora oggi attende una risposta. La sfida cui il nostro tempo ci chiama non è a ripensare il rapporto tra la nostra natura e la tecnica, bensì a prendere sul serio la lezione di certa antropologia filosofica e riscoprire la nostra natura tecnica. Infatti non si può davvero parlare di dissoluzione del logos nell’odierno tecno-capitalismo. E ciò tanto più in considerazione del fatto che le recenti tecnologie dell’informazione e della comunicazione sembrano avere sempre più bisogno proprio della parola e della sua potenza creatrice. Lungi dal fare a meno dell’individuo, il tecnocapitalismo crea intelligenze artificiali che lo osservano, imparano a conoscerlo, gli si rivolgono in modo personalizzato. Un capitalismo che non segna l’eclissi dell’homo loquens, ed anzi dà (non solo vita ma) voce alle macchine, perché l’uomo possa udirla.File | Dimensione | Formato | |
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