Il lavoro si sofferma sul ruolo dell'equità nella giustizia penale. Il concetto è declinato in modo 'atecnico', quale rispetto delle regole, diffusione di una cultura della legalità, concorrenza leale; nozioni che immediatamente richiamano alla mente – ancor più del penalista – l’assenza di meccanismi distorsivi e di pratiche volte a favorire indebitamente un soggetto, la rettitudine dei comportamenti nella sfera pubblica e privata, la trasparenza. In questa ottica, il contributo si incentra sull'analisi della corruzione quale fenomeno che non solo danneggia i beni tradizionali del buon andamento e dell’imparzialità della PA, ma che reca danni al sistema economico nel suo complesso, travalicando i confini nazionali e afferendo tanto alla dimensione dell’individuo, quanto a quella delle persone giuridiche. Dopo un rapido esame delle ragioni alla base della riforma del 2012, il contributo ripercorre l’assetto attuale del sistema dei delitti di corruzione, sul piano della responsabilità penale della persona fisica e, in particolare, guardando alle previsioni concernenti gli enti collettivi nel settore privato (i modelli organizzativi ex d.lgs. n. 231 del 2001) e pubblico (i piani anticorruzione previsti dalla l. n. 190 del 2012). L’obiettivo è tentare di evidenziare, attraverso una ricognizione degli strumenti messi in campo dal legislatore italiano, come un cambio di paradigma dalla repressione penale alla prevenzione – ai fini del discorso qui condotto – possa anche contribuire al “recupero di una circolazione dell’etica pubblica” e a creare condizioni di 'parità delle armi' e fair competition.
Equità nella giustizia penale: laboratorio propedeutico / Sabia, Rossella. - (2017), pp. 73-97.
Equità nella giustizia penale: laboratorio propedeutico
SABIA, ROSSELLA
2017
Abstract
Il lavoro si sofferma sul ruolo dell'equità nella giustizia penale. Il concetto è declinato in modo 'atecnico', quale rispetto delle regole, diffusione di una cultura della legalità, concorrenza leale; nozioni che immediatamente richiamano alla mente – ancor più del penalista – l’assenza di meccanismi distorsivi e di pratiche volte a favorire indebitamente un soggetto, la rettitudine dei comportamenti nella sfera pubblica e privata, la trasparenza. In questa ottica, il contributo si incentra sull'analisi della corruzione quale fenomeno che non solo danneggia i beni tradizionali del buon andamento e dell’imparzialità della PA, ma che reca danni al sistema economico nel suo complesso, travalicando i confini nazionali e afferendo tanto alla dimensione dell’individuo, quanto a quella delle persone giuridiche. Dopo un rapido esame delle ragioni alla base della riforma del 2012, il contributo ripercorre l’assetto attuale del sistema dei delitti di corruzione, sul piano della responsabilità penale della persona fisica e, in particolare, guardando alle previsioni concernenti gli enti collettivi nel settore privato (i modelli organizzativi ex d.lgs. n. 231 del 2001) e pubblico (i piani anticorruzione previsti dalla l. n. 190 del 2012). L’obiettivo è tentare di evidenziare, attraverso una ricognizione degli strumenti messi in campo dal legislatore italiano, come un cambio di paradigma dalla repressione penale alla prevenzione – ai fini del discorso qui condotto – possa anche contribuire al “recupero di una circolazione dell’etica pubblica” e a creare condizioni di 'parità delle armi' e fair competition.File | Dimensione | Formato | |
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