Il processo di trasformazione dei mercati mobiliari italiani avviato dal Decreto legislativo «Eurosim» rappresenta un'occasione unica per rivedere il disegno complessivo del nostro sistema-borsa. I progetti varati dal Consiglio di borsa e dal Comitato di gestione, l'iniziativa promossa dall'Ahi, di concerto con l'Assosim, per la costituzione della Sint S.p.a. sono gli elementi portanti di un disegno che, pur essendo ancora «abbozzato», non è esente da contraddizioni. Si allude al progetto di due società-mercato (Mts S.p.a. e Mif S.p.a.) avanzato dal Comitato di gestione. In un periodo storico che vede il moltiplicarsi delle alleanze e delle fusioni tra borse valori, in cui la concorrenza dei mercati esteri è tale da «schiacciare » i mercati con insufficiente «massa critica», appare opportuno muoversi con un'ottica di integrazione, al fine di sfruttare pienamente le economie di scala e di scopo presenti nell'industria dei servizi finanziari. In questo lavoro si è argomentato che ha comunque maggior significato mantenere il collegamento verticale tra i mercati (Mts + Mif), piuttosto che dar luogo ad integrazioni orizzontali (Mif +Idem). È il mercato /utures quello che tendenzialmente prevarrà Oe scadenze /utures sono n, quella spot è una sola) ed è evidente che, per sviluppare il Mif, occorre assicurargli piena integrazione con l'Mts. I mercati spot e /utures devono seguire le stesse regole: è difficile avere un /utures quotato 24 ore su 24 se il mercato spot è aperto solo durante la limezone locale. E non bisogna sottovalutare il rischio che anche il mercato spot per i titoli di Stato «migri» su piazze dominanti europee; questo rischio che è particolarmente concreto nella prospettiva della moneta unica. La separazione del Mif dall'Mts non appare strategicamente valida: non a caso, il trend sulle piazze internazionali è l'opposto. L'Unione monetaria europea implicherà notevoli cambiamenti sui mercati dei capitali europei. Lo scenario più accreditato è quello dell'affermazione, nel medio periodo, di un insieme di «sistemi paese», con mercati che tenderanno a restare nei paesi d'origine; nel più lungo periodo si affermeranno sistemi dominanti. Il sistema-borsa italiano è marginale rispetto al mercato europeo e a quello globale: non può non rispondere in maniera compatta alle sfide competitive cui è esposto. È inoltre necessario che si valuti l'opportunità di una rete di alleanze con altre borse, in modo da creare un mercato globale per i nostri strumenti finanziari e da assicurare la coerenza tra il nostro sistema e le piattaforme tecnologiche degli altri paesi. Due sono i principali suggerimenti che vengono avanzati: i) dare ai mercati mobiliari italiani una «struttura tedesca», sull'esempio della Deutsche Borse AG, creando un gruppo integrato (holding) di società con mercati e servizi accessori integrati, e ii) quotar lo in borsa, sull'esempio dell' Australian Stock Exchange (e dell'Amsterdam Exchanges n v), in modo da lasciare alle forze di mercato il compito di assicurarne economicità ed efficienza, con un assetto proprietario opportunamente articolato. La privatizzazione dei mercati non fa venir meno l'interesse strategico delle autorità per lo sviluppo e l'ammodernamento dell'industria nazionale dei servizi finanziari. Il raggiungimento di questo obiettivo, per le argomentazioni svolte, richiede che non venga dispersa ma rafforzata l'unitarietà del nostro mercato mobiliare. Contestualmente, le autorità non potranno non adoperarsi al fine di limitare possibili effetti negativi derivanti da una situazione di monopolio (o di posizione dominante) della holding. In questo contesto la quotazione in borsa rappresenta uno strumento idoneo per assicurare la trasparenza e la contendibilità della gestione; la presenza tra gli azionisti delle stesse autorità di controllo, nelle forme suggerite, garantirebbe la salvaguardia dei profili pubblicistici del gruppo di società-mercato.

La privatizzazione dei mercati mobiliari italiani / Barone, Emilio; Masera, R.. - In: BANCA IMPRESA SOCIETÀ. - ISSN 1120-9453. - 16:2(1997), pp. 177-223.

La privatizzazione dei mercati mobiliari italiani

BARONE, EMILIO;
1997

Abstract

Il processo di trasformazione dei mercati mobiliari italiani avviato dal Decreto legislativo «Eurosim» rappresenta un'occasione unica per rivedere il disegno complessivo del nostro sistema-borsa. I progetti varati dal Consiglio di borsa e dal Comitato di gestione, l'iniziativa promossa dall'Ahi, di concerto con l'Assosim, per la costituzione della Sint S.p.a. sono gli elementi portanti di un disegno che, pur essendo ancora «abbozzato», non è esente da contraddizioni. Si allude al progetto di due società-mercato (Mts S.p.a. e Mif S.p.a.) avanzato dal Comitato di gestione. In un periodo storico che vede il moltiplicarsi delle alleanze e delle fusioni tra borse valori, in cui la concorrenza dei mercati esteri è tale da «schiacciare » i mercati con insufficiente «massa critica», appare opportuno muoversi con un'ottica di integrazione, al fine di sfruttare pienamente le economie di scala e di scopo presenti nell'industria dei servizi finanziari. In questo lavoro si è argomentato che ha comunque maggior significato mantenere il collegamento verticale tra i mercati (Mts + Mif), piuttosto che dar luogo ad integrazioni orizzontali (Mif +Idem). È il mercato /utures quello che tendenzialmente prevarrà Oe scadenze /utures sono n, quella spot è una sola) ed è evidente che, per sviluppare il Mif, occorre assicurargli piena integrazione con l'Mts. I mercati spot e /utures devono seguire le stesse regole: è difficile avere un /utures quotato 24 ore su 24 se il mercato spot è aperto solo durante la limezone locale. E non bisogna sottovalutare il rischio che anche il mercato spot per i titoli di Stato «migri» su piazze dominanti europee; questo rischio che è particolarmente concreto nella prospettiva della moneta unica. La separazione del Mif dall'Mts non appare strategicamente valida: non a caso, il trend sulle piazze internazionali è l'opposto. L'Unione monetaria europea implicherà notevoli cambiamenti sui mercati dei capitali europei. Lo scenario più accreditato è quello dell'affermazione, nel medio periodo, di un insieme di «sistemi paese», con mercati che tenderanno a restare nei paesi d'origine; nel più lungo periodo si affermeranno sistemi dominanti. Il sistema-borsa italiano è marginale rispetto al mercato europeo e a quello globale: non può non rispondere in maniera compatta alle sfide competitive cui è esposto. È inoltre necessario che si valuti l'opportunità di una rete di alleanze con altre borse, in modo da creare un mercato globale per i nostri strumenti finanziari e da assicurare la coerenza tra il nostro sistema e le piattaforme tecnologiche degli altri paesi. Due sono i principali suggerimenti che vengono avanzati: i) dare ai mercati mobiliari italiani una «struttura tedesca», sull'esempio della Deutsche Borse AG, creando un gruppo integrato (holding) di società con mercati e servizi accessori integrati, e ii) quotar lo in borsa, sull'esempio dell' Australian Stock Exchange (e dell'Amsterdam Exchanges n v), in modo da lasciare alle forze di mercato il compito di assicurarne economicità ed efficienza, con un assetto proprietario opportunamente articolato. La privatizzazione dei mercati non fa venir meno l'interesse strategico delle autorità per lo sviluppo e l'ammodernamento dell'industria nazionale dei servizi finanziari. Il raggiungimento di questo obiettivo, per le argomentazioni svolte, richiede che non venga dispersa ma rafforzata l'unitarietà del nostro mercato mobiliare. Contestualmente, le autorità non potranno non adoperarsi al fine di limitare possibili effetti negativi derivanti da una situazione di monopolio (o di posizione dominante) della holding. In questo contesto la quotazione in borsa rappresenta uno strumento idoneo per assicurare la trasparenza e la contendibilità della gestione; la presenza tra gli azionisti delle stesse autorità di controllo, nelle forme suggerite, garantirebbe la salvaguardia dei profili pubblicistici del gruppo di società-mercato.
1997
La privatizzazione dei mercati mobiliari italiani / Barone, Emilio; Masera, R.. - In: BANCA IMPRESA SOCIETÀ. - ISSN 1120-9453. - 16:2(1997), pp. 177-223.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11385/168248
Citazioni
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact