La riforma degli strumenti di composizione negoziale della crisi d’impresa attuata a partire dal D.L. n. 35/2005 e tutti i successivi interventi di aggiustamento che ne hanno ampliato la portata dimostrano un chiaro intento del Legislatore di tutelare l’istituto aziendale, salvaguardando, allo stesso tempo, gli interessi di tutti gli stakeholder. L’attuale assetto normativo, frutto, per la verità, di un processo di stratificazione legislativa all’inseguimento piuttosto che di un progetto organico, consente comunque alle imprese che versino in condizione di squilibrio di individuare percorsi di risanamento (ovvero di accompagnamento all’estinzione) tali da permettere la migliore valorizzazione degli eventuali asset, materiali o immateriali, pur esistenti e così di evitare il trauma che provoca, per l’intero sistema, il default di una qualsiasi realtà aziendale. Perché detta riforma non rimanga, tuttavia, un semplice obiettivo, è necessario che maturino le condizioni per la convergenza delle posizioni soggettive astrattamente riferibili a tutte le parti di cui si richiede la partecipazione nei progetti di riequilibrio aziendale. permettere la migliore valorizzazione degli eventuali asset, materiali o immateriali, pur esistenti e così di evitare il trauma che provoca, per l’intero sistema, il default di una qualsiasi realtà aziendale. Perché detta riforma non rimanga, tuttavia, un semplice obiettivo, è necessario che maturino le condizioni per la convergenza delle posizioni soggettive astrattamente riferibili a tutte le parti di cui si richiede la partecipazione nei progetti di riequilibrio aziendale. Fin quando: - gli imprenditori, con i professionisti, non saranno in grado di anticipare il più possibile lo stato di crisi delle proprie aziende; - i professionisti non avranno recuperato il clima di fiducia (che essi stessi hanno concorso a deteriorare) nei confronti dei soggetti ai quali deve sottoporsi l’azienda che voglia ristrutturare la propria esposizione debitoria; - non si sarà trovata la condivisione sugli standard che dovrebbero caratterizzare il processo informativo tipico delle ristrutturazioni; - i tribunali non avranno acquisito la necessaria dimestichezza del fenomeno aziendale e delle variabili rilevanti che determinano il grado di meritevolezza di un progetto; - le banche non avranno adeguato la prospettiva di analisi al contesto tipico della crisi d’impresa; tutti i tentativi di recupero del valore aziendale continueranno a scontrarsi contro ostacoli «impropri», che, assommati a quelli «propri» di un qualsiasi processo di turnaround, contribuiranno ad elevare la barriera che si frappone tra la distruzione e la creazione di valore.

Gli strumenti di composizione negoziale della crisi d’impresa. Profili economico-aziendali / Patalano, Claudio; Santini, Claudio; Musaio, Alessandro. - (2013), pp. 293-316.

Gli strumenti di composizione negoziale della crisi d’impresa. Profili economico-aziendali

MUSAIO, ALESSANDRO
2013

Abstract

La riforma degli strumenti di composizione negoziale della crisi d’impresa attuata a partire dal D.L. n. 35/2005 e tutti i successivi interventi di aggiustamento che ne hanno ampliato la portata dimostrano un chiaro intento del Legislatore di tutelare l’istituto aziendale, salvaguardando, allo stesso tempo, gli interessi di tutti gli stakeholder. L’attuale assetto normativo, frutto, per la verità, di un processo di stratificazione legislativa all’inseguimento piuttosto che di un progetto organico, consente comunque alle imprese che versino in condizione di squilibrio di individuare percorsi di risanamento (ovvero di accompagnamento all’estinzione) tali da permettere la migliore valorizzazione degli eventuali asset, materiali o immateriali, pur esistenti e così di evitare il trauma che provoca, per l’intero sistema, il default di una qualsiasi realtà aziendale. Perché detta riforma non rimanga, tuttavia, un semplice obiettivo, è necessario che maturino le condizioni per la convergenza delle posizioni soggettive astrattamente riferibili a tutte le parti di cui si richiede la partecipazione nei progetti di riequilibrio aziendale. permettere la migliore valorizzazione degli eventuali asset, materiali o immateriali, pur esistenti e così di evitare il trauma che provoca, per l’intero sistema, il default di una qualsiasi realtà aziendale. Perché detta riforma non rimanga, tuttavia, un semplice obiettivo, è necessario che maturino le condizioni per la convergenza delle posizioni soggettive astrattamente riferibili a tutte le parti di cui si richiede la partecipazione nei progetti di riequilibrio aziendale. Fin quando: - gli imprenditori, con i professionisti, non saranno in grado di anticipare il più possibile lo stato di crisi delle proprie aziende; - i professionisti non avranno recuperato il clima di fiducia (che essi stessi hanno concorso a deteriorare) nei confronti dei soggetti ai quali deve sottoporsi l’azienda che voglia ristrutturare la propria esposizione debitoria; - non si sarà trovata la condivisione sugli standard che dovrebbero caratterizzare il processo informativo tipico delle ristrutturazioni; - i tribunali non avranno acquisito la necessaria dimestichezza del fenomeno aziendale e delle variabili rilevanti che determinano il grado di meritevolezza di un progetto; - le banche non avranno adeguato la prospettiva di analisi al contesto tipico della crisi d’impresa; tutti i tentativi di recupero del valore aziendale continueranno a scontrarsi contro ostacoli «impropri», che, assommati a quelli «propri» di un qualsiasi processo di turnaround, contribuiranno ad elevare la barriera che si frappone tra la distruzione e la creazione di valore.
2013
978-88-13-32869-6
Gli strumenti di composizione negoziale della crisi d’impresa. Profili economico-aziendali / Patalano, Claudio; Santini, Claudio; Musaio, Alessandro. - (2013), pp. 293-316.
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